Una voce autorevole, suadente, professionale. E una richiesta che potrebbe rivelarsi una trappola. Corre sul filo del telefono la nuova frontiera del cybercrime, il ‘vishing’ – neologismo anglosassone nato dalla fusione tra ‘voice’ e ‘phishing’ – che spiega bene come l’obiettivo del truffatore di turno sia lo stesso del ‘collega’ che si affida al phishing tradizionale, quello via e-mail: indurre la vittima a divulgare informazioni personali, finanziarie o di sicurezza o a trasferire del denaro.
L’operazione con la quale la polizia postale ha smantellato un’associazione, con base nell’hinterland napoletano ma attiva in tutta Italia, che proprio grazie al vishing ha sottratto i dati e le carte di migliaia di clienti e frodato oltre un milione di euro, accende i riflettori su questo particolare tipo di inganno ma l’allarme non e’ nuovo. E gia’ un anno fa, piu’ o meno di questi tempi, la stessa polizia postale dalle colonne del suo sito allertava su una “nuova ondata di truffe” e invitava gli utenti a diffidare di chi, ad esempio, presentandosi al telefono proprio come un ispettore di polizia e “adducendo varie motivazioni, ci chiede il codice di sblocco della nostra carta Postepay”.
Come difendersi?
Dalla polizia postale arrivano almeno tre raccomandazioni chiave.
La prima: “diffidare di numeri di telefono che non conosciamo e attraverso i quali abbiamo ricevuto richieste riguardanti dati personali, bancari o codici di sblocco”.
La seconda: “non fornire le credenziali di accesso ai propri servizi bancari online”.
La terza: “contattare il più vicino ufficio di polizia per segnalare quanto avvenuto e ricevere ulteriori consigli”.